1) La parola diventa nome quand’ha successo: diviene rinomata.
2) Nel fenomeno della rinomanza il nome diventa tale. Questo accade attraverso un processo che parallelamente dicostruisce stabili dicotomie quali: mittente/destinatario, privato/pubblico, segreto/aperto...
3) Il nome è il mittente, privato, segreto della rinomanza, cioè del destinatario, pubblico ed aperto. La loro inscindibilità è il segreto della ri/nomanza.
4) Rinomati non sono né la produzione né l’ascolto, piuttosto la comunicazione mediatica è essa stessa rinomanza. Il copyright qui non è l’indice di possesso del messaggio da parte del mittente o del destinatario; esso è il farsi nome della parola nel messaggio.
5) Il copyright sigilla la rinomanza. È il nome stesso della rinomanza: l’arcano.
6) Il copyright non indica quindi la proprietà del nome da parte di un qualsiasi soggetto, piuttosto il successo del nome stesso: la sua rinomanza: ivi confluiscono mittente e destinatario, offerente e consumatore in/differentemente.
7) Ontologicamente, offerente e consumatore partecipano equalmente nella rinomanza, e nel copyright che la sigilla.
8) Solo il copyright stabilisce quando una parola diviene nome.
9) La carta d’identità è una forma primitiva di copyright. Con essa il soggetto cede i propri diritti personali, ‘soggettivi’, al successo della rinomanza.
10) Allo stesso modo la codificazione dei diritti umani è un’espropriazione della parola (della nudità e povertà della parola).
11) Sarebbe incorretto ricercare il soggetto del successo, come si sarebbe prima ricercato il vincitore del potere. Il successo decreta solo rinomanza.
12) La patente è soltanto una forma particolare, specifica di copyright. Questa ha il beneficio di illustrare il passaggio ontologico dal concetto di proprietà all’essere che si attua col copyright. La proprietà che la patente stabilisce sull’essere rivela soltanto la trasformazione dell’essere in proprietà: il copyright.
13) In tal senso, solo anacronisticamente la biopolitica vuole la patente sul DNA rivelare un occulto potere di controllo politico ed economico sull’essere. In realtà la patente rivela il copyright come unica forma ontologica.
14) Il riferimento all’ontologia è comunque incorretto. L’ente o l’essere che il copyright definisce è rinomato, pertanto non corrisponde al significato/oggetto fisso d’un significante: esso è invece contraddistinto dalla sua medialità fra nome e rinomanza. Più precisamente il suo valore non è ontologico ma mediatico.
15) Anche il riferimento alla proprietà rimane incorretto. Il copyright non indica proprietà, la quale presupporrebbe un proprietario. La relazione è infatti una mediazione. Il copyright si limita a sancire il successo della mediazione; il suo effetto è mediatico.
16) Il copyright, in breve, lascia confluire essere ed appartenenza nella medialità della rinomanza; conferisce successo.
17) Soltanto il copyright legittima la medialità d’una parola nella rinomanza. Se c’è ‘l’essere anziché il nulla’, questo accade in virtù del copyright.
18) La parola però resiste.
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